Il sentiero per la Val di Rose parte da Civitella Alfedena, nel cuore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise; è molto conosciuto e apprezzato da chi ama la montagna, in particolar modo per poter osservare da vicino i camosci, ma da inizio giugno fino ad inizio settembre diventa percorribile solo con una guida e in gruppi a numero chiuso. Si sale in alta quota, a circa 2.000 metri, percorrendo un dislivello di quasi 900 metri, lungo un sentiero ben segnalato, da cui non è mai necessario uscire; la passeggiata dura circa 3 ore e va quindi affrontata con attrezzatura per la montagna: scarponi, giacca antivento, crema solare, bastoncini da trekking. Per chi ama la natura e non si lascia spaventare dalle lunghe camminate questo è il posto giusto.
Si comincia da qui
E queste sono le regole del gioco
La Val di Rose è suggestiva perché durante la camminata si presentano agli occhi del visitatore scenari sempre diversi: all’inizio si attraversa una antica faggeta, molto bella e utile perché, come mi ha detto un turista straniero incontrato lì: “Il primo chilometro è sempre il più duro”, e un po’ d’ombra ci vuole proprio all’inizio!
Gli adolescenti non smettono mai di scrivere nomi sugli alberi…
In fondo il mio zainetto rosa preferito
Salendo ad un certo punto si può ammirare uno splendido panorama, con il lago di Barrea e l’omonimo paese in fondo a destra.
Usciti dalla faggeta comincia il pietrisco e davanti ci appaiono le vette dei monti, ma non solo: cominciano ad intravedersi anche la flora e la fauna dell’alta quota.
La faggeta sullo sfondo, pare abbia una certa predisposizione ad attirare volpi….non ne sarà felice mia nonna per il pollaio dietro casa ^_^
Oltre a numerosi uccelli come il Culbianco e i Gracchi (corallino e alpino) è possibile vedere il Sordone, che in questo caso si è dimostrato abbastanza confidente, avvicinandosi a me per lasciarsi fotografare.
Arrivati a questo punto la domanda che tutti si pongono è :
-Ma i camosci ci sono ???
Risposta:
– Si, decisamente !!!
Il camoscio più bello del mondo: così è stato definito il camoscio abruzzese dopo che lo zoologo e ornitologo Oscar Neumann scoprì che si trattava di una specie differente rispetto a tutte le altre. Il nostro camoscio, dunque, è conosciuta con il nome di Rupicapra pyrenaica “ornata” , perché presenta dei tratti distintivi ben specifici:
– Corna più lunghe
– Pelo scuro intorno agli occhi, tipo mascherina
– Macchia chiara sulla gola e fascia bruna lungo il collo
Ecco il perché di quell’aggiunta al nome, “ornata”, perché il camoscio d’Abruzzo è l’unico ad avere questo tipo di ornamenti anche se, corna a parte, direi che è con il suo abito invernale che il camoscio dà il meglio di sé.
Questo è quello che vedrete una volta arrivati in cima, e non ci sono sconti: se non arrivate in cima non vedrete i camosci!
Ed eccolo
Abbastanza confidente, lassù nessuno gli reca disturbo e il rischio di estinzione è ormai alle spalle.
Ovviamente, seppur confidente, per riuscire a fotografare il camoscio serve anche un po’ di fortuna; potrebbe trovarsi vicino al sentiero a brucare l’erba oppure starsene lontano (e non è consentito lasciare il sentiero). Potreste non vederlo affatto, anche se si tratta di un’ipotesi remota dato che da qui il camoscio ha potuto cominciare a ripopolare l’intero parco.
E’ il RE delle nostre montagne, mentre a me vengono i brividi solo a pensare di trovarmi là sul cucuzzolo!!!