Sfrecciano in continuazione come nuvole avanti e indietro, lungo i litorali e le zone umide: sono gli uccelli del fango, i limicoli.
Con il titolo e il sottotitolo che vedete sopra si è aperto l’articolo che l’AFNI (Associazione Fotografi Naturalisti Italiani) mi ha chiesto di scrivere dopo aver visionato le mie foto ed esserne rimasti colpiti, in particolare dalle foto dei limicoli. Il testo che pubblico sotto è farina del mio sacco, mentre le foto sono frutto di scelte editoriali, riporto qui il testo integrale per permettere anche a chi non è abbonato alla rivista Asferico o non è socio AFNI di leggerne il contenuto.

Piviere Dorato ( Pluvvialis apricaria), DSLR 500/4, f.10 a 1/3200s, ISO 1250
Ricordo bene quando è esplosa in me la voglia di immortalare la fauna locale: era il 2010 e avevo appena acquistato il mio primo teleobiettivo. Grazie a quel 300mm, invero di scarsa qualità, scoprii quanta biodiversità ci fosse dietro casa e ne rimasi stupito. Abitavo ancora con i miei genitori, a Mosciano Sant’Angelo, un piccolo paese abruzzese in provincia di Teramo. È una zona rurale e avevo un vero e proprio paradiso a pochi passi, a mia completa disposizione, ma non me ne rendevo conto, perché di avifauna ne sapevo ancora poco o nulla. Sebbene sia fermamente convinto che le foto agli animali possano essere continuamente migliorate, dopo qualche mese i campi dietro casa cominciarono a starmi stretti e presi a frequentare i fiumi più vicini, ovvero il Salinello e il Tordino, nell’area di Giulianova, città che si affaccia sull’Adriatico e di cui questi fiumi segnano proprio i confini.

Corriere grosso (Charadrius hiaticula), DSLR, 500/4 + 1.4X , f.7.1 a 1/2000s, ISO 1000
Nell’ambiente fluviale ho conosciuto diversi aironi e anatre, il martin pescatore (Alcedo atthis), e alcuni piccoli uccelli mai visti prima come il migliarino di palude (Emberiza schoeniclus) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus), ma fu in autunno che vidi per la prima volta quelli che sarebbero diventati i miei soggetti preferiti, i limicoli. Con il termine limicoli s’intende un vasto gruppo di uccelli appartenenti ad ordini e famiglie differenti, tutti accomunati, però, dalla predilezione per gli habitat fangosi, come testimonia la parola stessa, dal latino limus che significa per l’appunto limo, fango, e-cola, suffisso che indica colui che abita. Il popolo del fango, insomma!

Corriere Piccolo (Charadrius dubius), DSRL, 500/4 +2X, f.8 a 1/400s, ISO 320
Molti limicoli nidificano nella tundra dell’Europa settentrionale e svernano lungo le coste dell’Europa mediterranea o del Nord Africa, ma sono davvero differenti tra loro per dimensioni e caratteristiche esteriori: si va dal gambecchio nano (Calidris temminckii), che è grande quanto un passero e bazzica solo dove l’acqua è bassa, all’avocetta (Recurvirostra avosetta), che, grazie alle sue lunghe zampe, può raggiungere un’altezza di ben 77cm e si spinge anche dove l’acqua è più profonda, al cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), dalle zampe lunghissime di colore rosa e dal becco appuntito, per non parlare del piviere dorato (Pluvialis apricaria), che si distingue per il suo manto invernale color oro, per il quale ho un vero e proprio debole.

Avocetta (Recurvirostra avosetta), DSLR, 500/4 + 2X, f.9 a 1/500s, Iso 640
Dopo aver osservato il comportamento dei limicoli per giorni e giorni, ho cominciato a perfezionare la mia strategia di avvicinamento, per fotografarli in maniera efficace senza recare loro disturbo: il metodo che utilizzo più frequentemente consiste nello sdraiarmi su di un tappetino posizionato nei punti fangosi in cui ritengo che andranno ad alimentarsi, per poi coprirmi con una rete fogliata. Spesso si tratta di piccoli spiazzi nel mezzo dei fiumi, ma alcune specie, come il fratino (Charadrius alexandrinus) o il piovanello tridattilo (Calidris alba), preferiscono riposare sulla spiaggia e alimentarsi in riva al mare; in questi casi fotografare diventa un po’ più complesso e faticoso.

Piro-piro piccolo (Actitis hypoleucos), DSLR, 500/4 +2X, f.9 a 1/500s, ISO 320
Ho appreso nel tempo che, rimanendo sdraiato e strisciando lentamente, si riesce ad avvicinare questi limicoli senza spaventarli. Sembrano accorgersi della mia presenza solo quando sentono il click della fotocamera, e allora alzano la testa guardando nella mia direzione più incuriositi che spaventati; forse anche perché, frequentando da anni spiagge accessibili anche ai bagnanti, sono ormai piuttosto abituati alla presenza dell’uomo.

Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus), DSLR, 500/4 + 2X, f.9 a 1/320s, ISO 640
Ho fotografato questi stupendi uccelli così diversi tra loro per colori, dimensioni e comportamento quasi esclusivamente in Abruzzo, ma c’è stato un limicolo, il piviere tortolino (Charadrius morinellus), per il quale sono andato fuori regione, in una località toscana, per poi trovarlo l’anno successivo sulle mie montagne, a Campo Imperatore sul Gran Sasso. Il piviere tortolino è infatti un limicolo molto particolare che, a differenza di tutti gli altri, durante il suo percorso migratorio sosta in montagna, ad altitudini piuttosto elevate, dove il clima è più simile a quello del Nord Europa in cui l’uccello nidifica. L’Abruzzo offre una grande varietà di habitat ma difetta di zone umide, ed è per questo che la scelta migliore, se si vogliono avvistare limicoli in grande quantità, è appostarsi presso le foci dei fiumi: gli uccelli le considerano un luogo ideale per sostare, rifocillarsi e ripartire verso la destinazione prescelta.

Pivieresse (Pluvialis squatarola), DSLR, 500/4 + 1.4X, f.9 a 1/125s, ISO 400
Esistono, però, due specie che fanno eccezione, poiché entrambe nidificano nella bella regione verde d’Europa: il corriere piccolo (Charadrius dubius), migratore regolare che dopo aver allevato i piccoli riparte per le coste nordafricane, e il fratino, presente tutto l’anno, perché nidifica e sverna sulle coste abruzzesi.

Fratini (Charadrius alexandrinus), DSLR, 500/4 + 1.4X, f.9 a 1/3200s, ISO 800
Sono particolarmente legato a questi piccoli limicoli, forse perché sono stati tra i miei primi soggetti, forse perché li ho osservati (e li osservo tuttora) anno dopo anno e quando ho appreso che si tratta di specie vulnerabili, costantemente a rischio di perdere larga parte del loro habitat, a causa della sempre maggiore antropizzazione, non ho avuto esitazioni e ho intrapreso la strada del volontariato attivo, allo scopo di salvaguardarli e tutelarli. Mi sono trasferito a Giulianova, dove vivo con la mia compagna, a brevissima distanza da quella spiaggia e da quella foce che mi hanno dato tante soddisfazioni, e non mi limito più a scattare, anzi, se vedo fratini o corrieri piccoli in atteggiamento riproduttivo o individuo un nido, ne segnalo immediatamente la posizione alle associazioni competenti e, quando necessario, su indicazione degli ornitologi che operano sul territorio, creo un perimetro per evitare il calpestio. Il fratino nidifica esclusivamente sulla spiaggia, nelle aree in cui sono presenti le dune, mentre il corriere piccolo nidifica anche sulla ghiaia che si sedimenta presso il delta dei fiumi e, per quanto possa sembrare strano, devo confermare, a seguito dei miei lunghi appostamenti, che le nidificazioni in questi luoghi vengono spesso vanificate dal calpestio di noi esseri umani, sempre pronti a spingerci anche nei luoghi meno accessibili e confortevoli solo per il piacere di una passeggiata.

Piovanelli Tridattili (Calidris alba), DSRL, 500/4 +1.4X, f.5.6 a 1/200s, ISO 500
Alle volte, per evitare il disturbo generato dalla presenza umana e per scattare foto diverse dal solito, esco quando c’è brutto tempo: trovo davvero piacevole l’effetto che si crea con il cielo nuvoloso ed è possibile ottenere delle sovraesposizioni interessanti sui soggetti che hanno il piumaggio bianco; inoltre i limicoli sembrano essere più confidenti in condizioni di tempo nuvoloso e scarsa luminosità, anche se non saprei spiegarne il motivo: alcune specie sono piuttosto sospettose anche quando sono sdraiato a terra e coperto dalla rete, eppure nelle giornate in cui il cielo è in gran parte coperto capita che me li trovi tutt’intorno molto vicini. Fotografare alla foce di un fiume significa anche essere pronti a un’ambientazione diversa di anno in anno: basta una piena invernale per avere, in primavera, un ambiente differente rispetto a quello dell’anno precedente; magari si ha più fortuna, si creano nuove spiaggette fangose e un numero maggiore di limicoli ne viene attirato, o magari ci si ritrova con pochi esemplari, ma di sicuro non ci si annoia mai e, quanto a me, sarò senz’altro lì, da qualche parte, sdraiato a terra, nel fango.
Vincenzo Iacovoni