Villetta Barrea, ovvero un paesino che si trova in mezzo ad un grande e storico parco nazionale.
Non è la prima volta che scrivo di Villetta Barrea, e non sarà neanche l’ultima, con l’antropizzazione che avanza se sei un piccolo borgo e ti trovi nel parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise vien da sé che sarà un posto dove gli animali per opportunismo e per necessità si avvicinano all’uomo. Perciò puoi camminare in paese lunga la via che costeggia il fiume Sangro e trovarti: cervi che escono dai cortili dove hanno trascorso la notte al sicuro dai predatori, orsi che a settembre guadano il fiume per entrare dentro i frutteti a cibarsi di prugne e mele, volpi e anche un picchio, raro in italia tranne che nel PNALM, che per giunta si lascia fotografare!!!!
Di cervi ne abbiamo??
Altroché! Se non li trovate è perché il sole è già alto e loro sono al riparo sotto qualche albero dentro l’area camping oppure nascosti dentro l’ufficio postale; se è domenica e l’ingresso principale è chiuso scavalcano il recinto piu’ basso di lato, tanto sono cervi, non verranno arrestati.
Ricordate, ogni sera un cervo entra in un cortile e ne esce al sorgere del sole seguente, ed è proprio l’alba il momento migliore per vederli girare in paese.
Di incontrare l’orso marsicano per ora il sottoscritto non ha mai avuto la fortuna, anche se è noto che l’orsa Giacomina a settembre ha un appuntamento fisso con i frutteti di Villetta.Tuttavia mi sono rifatto con un picchio, e non uno qualunque, ma il picchio dorsobianco sottospecie di lilfordi, raro in italia ma comune nell’area del PNALM, e che ci crediate o meno stavo semplicemente passeggiando intorno al lago di Barrea, ho sentito il battere di un picchio, ho guardato verso l’alto e c’era lui lì sopra che non scappava, anzi mi ignorava a tal punto che me lo sono ritrovato ad altezza d’occhio.
Il dorso barrato e i fianchi striati lo differenziano dal bel noto picchio rosso maggiore, resta il fatto invece che se ha il cappuccio rosso è un maschio se ce l’ha nero è una femmina.
Con questa chicca finale vi saluto, la prossima volta, magari, sarò qui a parlarvi dell’orso marsicano.